
Genetica e comportamento. Il carattere dipende dal nostro DNA?
Genetica e comportamento vanno di pari passo, o sono poche le coincidenze che accomunano questi due fattori? Siamo spesso abituati a pensare che il carattere sia un fattore genetico, soprattutto quando siamo piccoli. Si tende infatti a sottolineare nei bambini quanto abbiano preso dal carattere dei genitori, ma siamo sicuri che il comportamento sia un fattore puramente genetico, o c’è anche dell’altro? Insomma siamo predisposti geneticamente ad avere un certo tipo di carattere, o quello che influisce sulle nostre azioni non è il DNA, ma una serie di fattori esterni che ci condizionano?
In questo articolo vedremo quanto incide il DNA nel comportamento e quanto ci condiziona il contesto esterno in cui cresciamo. Capiremo se sono entrambi i fattori a formare il nostro carattere o solo uno di essi. Inoltre, se il comportamento è generato sia dal contesto esterno che dalla genetica, quale dei due fattori è più incisivo e come?
Genetica e comportamento secondo la biologia
Sono stati fatti ormai molti studi su come il comportamento avviene. Quello che la scienza ha dimostrato fino ad oggi, è che ogni comportamento ha una base genetica, ma l’effetto della famiglia e dell’ambiente in cui si cresce ci caratterizza. Gli effetti del contesto in cui si cresce tendono a rendere ogni individuo diverso dall’altro, anche nella stessa famiglia. Questo perché ognuno di noi, anche se viene educato allo stesso modo, percepisce le informazioni in modo del tutto personale. Ogni singolo individuo, vive esperienze diverse ed il modo in cui percepiamo gli insegnamenti, o quello che ci accade, è molto soggettivo e personale. Quindi l’educazione ha un ruolo fondamentale nel formare il carattere di un figlio.
Ogni tratto comportamentale ha una base genetica, che viene poi plasmata dall’ambiente esterno (famiglia, scuola, società…). Tutto parte dal cervello! Il nostro cervello è suddiviso in 2 emisferi, destro e sinistro, collegati da un fascio di fibre centrale (corpo calloso) che serve a farli comunicare. Questi tre elementi costituiscono la corteccia cerebrale.

I due emisferi destro e sinistro si suddividono in 4 aree: lobo frontale, l.parietale, l.occipitale, l.temporale. La corteccia prefrontale, ovvero la regione anteriore dei lobi, è quella che incide maggiormente sul comportamento e si finisce di sviluppare all’età di 24 o 27 anni.
Nella CORTECCIA PREFRONTALE si sviluppano: i comportamenti cognitivi, la creatività, l’empatia, l’espressione della personalità, la presa di decisioni, la pianificazione, il giudizio morale, l’intelligenza ed il comportamento sociale.

Perciò, il nostro cervello finisce di sviluppare massimo all’età di 27 anni. L’ultima parte a svilupparsi, è proprio la zona frontale, responsabile di tutto ciò che condiziona il nostro comportamento.
Genetica e comportamento secondo il DNA
Quindi abbiamo capito dove si sviluppa il comportamento a livello cerebrale. Tutto quello che si sviluppa a livello cerebrale è condizionato dall’esterno, perciò abbiamo compreso dove l’ambiente esterno influisce e condiziona il nostro comportamento. Come lo fa? Attraverso l’osservazione ed il ragionamento, coinvolgendo tutti gli elementi che si sviluppano nella corteccia prefrontale. Ma i geni invece, come incidono sul comportamento?
Un gene è una sequenza nucleotidica di DNA che codifica la sequenza primaria di un prodotto genico finale, che può essere o un RNA strutturale o catalitico, oppure un polipeptide.
Enc. Wikipedia
Il primo a scoprire i geni, definendoli ”caratteri ereditari” fu Gregor Mendel, che studiando le piante di pisello, scopri alcuni fattori in grado di determinare caratteristiche specifiche, come il colore o l’aspetto, trasmessi da una pianta all’altra. Trovate un TED Talk alla fine del capitolo (negli approfondimenti) che spiega gli studi di Mendel.
Detto in parole molto semplici:
Nel nostro DNA troviamo un insieme di elementi che ci caratterizzano e ci distinguono. Quando ci riproduciamo, i fattori genetici che si trovano nel DNA dei genitori, si uniscono incidendo sul nuovo DNA del figlio, il quale conterrà all’interno alcuni geni del DNA della mamma e del papà. Questi geni non producono direttamente il carattere del figlio, ma delle proteine. Queste proteine partecipano a processi biologici da cui hanno origine i caratteri.
I geni quindi determinano la costruzione del nostro cervello in base alle proteine prodotte. Le funzioni del cervello si formano e si modellano in base alle proteine prodotte dai geni. La creazione del comportamento viene perciò influenzata da queste proteine che si modellano e dai fattori esterni.
I geni sviluppano proteine con le quali costruiscono il cervello e le sue funzioni. Il cervello, a sua volta si sviluppa anche in base all’apprendimento e le esperienze che viviamo. Con questo, possiamo quindi confermare che la genetica costruisce il nostro comportamento sin dalla nascita, il quale viene poi rimodellato fino all’età di 27 anni circa, dal contesto e da come lo percepiamo. Quindi l’influenza maggiore sul nostro comportamento è data dall’esterno.
Carattere e comportamento
Quando parliamo di comportamento, facciamo riferimento a come reagiamo di fronte alle situazioni. Parlare di comportamento significa parlare di atteggiamento, scelte, di reazione in determinati contesti come un luogo o una situazione. Il comportamento è il modo di relazionarsi con l’esterno e con gli altri individui, che siano essi della stessa specie o no.
Il carattere è la motivazione che invece stimola un determinato comportamento. Si tratta di quella condizione psicologica che ci distingue l’uno dall’altro e ci fa agire.
Entrambi quindi sono collegati.
Il comportamento è l’azione dettata dal carattere. In base al nostro carattere ci comportiamo, ma attenzione perché non sono la stessa cosa. In base al contesto noi ci comportiamo, ad esempio se siamo in un luogo formale e siamo persone ben educate, sapremo comportarci di conseguenza. Se siamo dei cafoni in un contesto formale non saremo seri e rispettosi ma anzi, parleremo con un tono di voce troppo alta, mangeremo con le mani senza magari usare piatti o posate, sporcando dappertutto. Da cosa dipende tutto questo? Dal carattere che ci distingue ed in base al quale ci comportiamo.
Nel primo esempio parliamo di un soggetto educato, istruito e quindi anche di una certa intelligenza; caratteristiche apprese col tempo in base alla genetica e all’educazione acquisita. Si tratta quindi di un soggetto abbastanza intelligente, da saper comprendere come comportarsi in un determinato contesto.
Nel secondo caso invece, parliamo di un soggetto meno educato e con scarsa intelligenza acquisita, che non riesce a distinguere il contesto in cui si trova. II soggetto quindi, a causa della scarsa empatia, intelligenza ed osservazione, nonostante il contesto, si comporta egoisticamente, senza tener conto degli altri.
Questi aspetti delineano e descrivono il comportamento dei due soggetti, non il carattere. Entrambi i soggetti, infatti, sono magari persone buone, altruiste, simpatiche e scherzose. Uno dei due però ha delle caratteristiche meno sviluppate legate alla genetica del comportamento che lo renderà meno adattabile ai contesti.
Conclusioni
Ad oggi la scienza ha compreso che alla nascita, il cervello del neonato non è una “tabula rasa” come si pensava in passato. Grazie alla memoria dei nostri geni e alla trasmissione di essi, il neonato nasce già con delle predisposizioni genetiche. Nel tempo, in base all’educazione e l’apprendimento acquisiti, queste predisposizioni, formeranno il suo carattere e ne distingueranno il comportamento. Infatti le emozioni primarie (paura, gioia, tristezza, rabbia, disgusto e sorpresa) fanno parte di ogni essere umano ed alcune di esse, si manifestano già poco dopo la nascita, mentre altre durante lo sviluppo. Più si cresce e si apprende o si fanno esperienze, più le emozioni si sviluppano diventando sempre più complesse.
In base a come reagiamo a queste nuove emozioni o ai traumi, si forma il nostro carattere ma non solo.
La reazione agli eventi è data anche da come siamo abituati a vedere gli altri reagire. I bambini imparano osservando, oltre che con l’educazione ed i consigli dei genitori. Crescendo la cosa non cambia, ma avremo sempre più mezzi per imparare a reagire anche diversamente.

Ovvio che la cosa più importante è che il bambino viva in contesti più sereni possibili, poiché qualora avesse i geni della dipendenza e crescesse in contesti difficili, ci sarà una maggiore probabilità che dall’adolescenza in poi sviluppi appunto, qualche dipendenza. Se invece, nonostante i geni della dipendenza, vivesse in contesti familiari e sociali sereni, allora potrebbe non sviluppare alcuna dipendenza neanche da adulto.
Questo era un ultimo esempio, per far comprendere che nello sviluppo del comportamento incide sia la genetica, ma anche il contesto in cui si cresce.
Cosa ne pensate? Dubbi o domande a riguardo? Lasciate pure un vostro commento per condividere pareri e conoscenze. Approfondite l’argomento con le letture consigliate e le conferenze pubblicate qui sotto. Vi ricordo che potete mettere i sottotitoli nei video se ne avete il bisogno.
Grazie,
Lachiarasognante.
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